Poesia dei Fondali Marini: ABZU


Sarà l’influenza di Lovecraft, che scorre potente in noi, ma le profondità oceaniche ci hanno sempre evocato pensieri minacciosi, fatti di atmosfere enormemente affascinanti ma popolate da abomini d’ogni tipo, in cui i misteri celati sotto il livello delle acque erano paragonabili unicamente al grado di aberrazioni in agguato nei più profondi abissi.
È quindi con un certo scetticismo che ci siamo approcciati ad ABZÛ, ultima fatica dei ragazzi di Giant Squid, che proponendoci un’inusuale (videoludicamente parlando) ambientazione subacquea, hanno cercato di mostrarci la stessa con occhi diversi da quelli con cui siamo abitualmente portati ad osservare.

ABZÛ parte nella maniera più inaspettata possibile; avviata una nuova partita dal menù principale verremmo immediatamente calati nei panni di un omino quasi stilizzato che, galleggiando a pelo d’acqua in uno scenario in cui l’azzurro si estende all’infinito in ogni direzione, non potrà far altro che immergersi nelle profondità, scoprendo fascinazioni ben più influenti di ogni più ottimistica aspettativa.
Non sappiamo chi impersoniamo in ABZÛ, né il perché, ma va benissimo così.
Volendo, potremmo già finirla qui, dicendovi che ABZÛ è un titolo che gioca tutto sulle sue atmosfere, su rappresentazioni visive e suggestioni, su una narrativa interamente costituita da suoni ed immagini e su una direzione generale estremamente meditativa, che non contempla nulla di diverso dalla più pura forma di esplorazione e di riflessione.

Sono pochi i giochi che sanno essere evocativi quanto ABZÛ


Oltrepassato per la prima volta il confine tra cielo e mare, tutta la magia di ABZÛ prenderà immediatamente forma sotto le spoglie di un ecosistema tanto affascinante quanto indipendente, tanto esotico quanto realistico.
Parlandone nella maniera più tecnica possibile, ABZÛ è un’esperienza molto lineare che ci chiederà semplicemente di spostarci, rigorosamente a nuoto, da un punto A ad un punto B per tutta la sua durata.
Non c’è quasi bisogno di dirlo, ma il vero gioco si trova ovviamente nel mezzo, in quel tragitto che dal mistico inizio ci porterà al punto d’arrivo.

Il mondo di ABZÛ è costituito da un ecosistema vivo e pulsante, fatto di numerosissime specie di pesci, crostacei ed alghe realmente esistenti, ognuna delle quali riprodotte con una cura a dir poco certosina.
Queste non rappresenteranno mai un pericolo tangibile per il giocatore (e nonostante questo le creature più imponenti riusciranno comunque ad apparire minacciose), che spesso si troverà a ricoprire il ruolo dell’osservatore attivo. Questo perché ogni animale presente nel gioco possiede una routine comportamentale propria, amalgamata al contesto in maniera sublime.
Molta della bellezza visiva di ABZÛ è data proprio dall’osservare i suoi abitanti interagire a vicenda.
Molte specie presenti si uniranno in branco e andranno alla ricerca di esso se il giocatore dovesse, per qualche motivo, interferire coi loro comportamenti; altre, più predatorie, cacceranno e si ciberanno dei pesci più piccoli, mentre altre si faranno semplicemente i fatti propri, magari avvicinandosi curiose a quella figura estranea rappresentata dal giocatore.
Potremo anche “chiedere un passaggio” ad alcuni degli animali più grossi, aggrappandoci a loro e facendoci scortare per l’ambientazione.

Un modo perfetto per prendersi una pausa




Quello di ABZÛ, in ogni caso, è un viaggio breve, completabile in una media di circa 3 ore, ma da non fare di fretta.

Correre dritti alla media è l’approccio peggiore che possiate adottare, perché vi perdereste ciò che il gioco vuole realmente darvi.
Non abbiate paura di abbandonarvi agli spettacolari panorami offerti dal gioco e di farvi incantare dall’eleganza degli animali che lo popolano, poiché la vera esperienza sta proprio qui.
Sparse per i livelli troverete delle postazioni in cui semplicemente sedervi e rilassarvi. Qui potrete dare il via alla cosiddetta modalità di meditazione, in cui la telecamera si concentrerà sulla visuale di un pesce, dandovi la possibilità di osservare da vicino uno spaccato della loro vita.
Un pesce difficilmente si dedicherà a grandi imprese, ma importa veramente molto poco.
Il ciclo naturale delle cose, spesso rilassato ma con qualche picco in direzione opposta, specie quando immerso in uno scenario poetico e a tratti sognante, è talvolta in grado di generare riflessioni profonde, a cui non possiamo che invitarvi caldamente a prendere parte.

E questi disegni? Chi li avrà fatti?


ABZÛ è un titolo più unico che raro nell’intero panorama videoludico.
Più che un gioco vero e proprio, è un’esperienza sensoriale in grado di ammaliare, affascinare, ispirare e coinvolgere il giocatore tramite l’utilizzo di una comunicazione improntata unicamente su immagini e suoni.
Non ci sono nemici da sconfiggere in ABZÛ, ma innumerevoli comprimari che ci faranno compagnia per tutto il nostro viaggio, alla scoperta di un mondo quasi alieno, ora magnificamente vivo e colorato, ora tristemente tetro e disabitato.
ABZÛ è uno di quei titoli in cui vale veramente la pena perdersi, non fisicamente dato che le mappe di gioco sono tanto belle quanto lineari, ma con il pensiero, lasciandosi trasportare in un altrove quasi onirico dalle cullanti correnti sottomarine.


Immagini allegate:

La rubrica

Una rubrica dedicata a quelle produzioni indie che non cercano in alcun modo di ricalcare le esperienze già tracciate dai giochi "canonici", ma si inerpicano per nuovi percorsi, spesso tralasciando in parte o totalmente il puro gameplay in favore di un messaggio finale che il gioco vuole trasmettere. Insomma, quando il gioco non è solo un gioco, ma vera e propria arte videoludica. In pochi possono capire fino in fondo determinati titoli e concentrarsi esclusivamente su ciò che vogliono suscitare, indipendentemente da grafica e gameplay... bene, questa rubrica è tutta per voi.

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