Non Si Diventa Guardaboschi per Caso: Firewatch


Mollare tutto, lasciare il vecchio lavoro e accettarne un altro che ben poche persone vorrebbero svolgere.
Ci sono molti modi di passare l’estate, ma Henry ha deciso di trascorrerla in un modo che pochi si augurerebbero.
Lontano ed isolato da tutto ciò che precedentemente era stata la sua vita, questo uomo quasi quarantenne ha deciso di ritirarsi su una vedetta nel parco nazionale di Shoshone, per godersi la solitudine che solo un lavoro da guardaboschi in una torrida estate può garantire.
Un uomo, una torre di guardia, una macchina da scrivere ed indefiniti ettari di natura incontaminata.

Sono soltanto due le tipologie di persone che potrebbero accettare simili condizioni: gli amanti della solitudine e chi, come in questo caso, è stato segnato da qualcosa.
Henry sta scappando, dalla sua vita e dai suoi problemi; non vorrebbe farlo, “non dovrei essere qui” ripeterà più volte lui stesso, eppure eccolo a vegliare sui boschi dalla sommità della torre di Two Forks.

Ben presto, sgominato qualche “pericoloso” turista poco prudente, segnalato qualche guasto alla rete elettrica e qualche inevitabile incendio nel parco, il nostro Henry si accorgerà di come la vita da guardaboschi non offra esattamente molti stimoli e, tra una pagina di romanzo e l’altra (ricordate la macchina da scrivere?), i giorni scorreranno via abbastanza anonimi nonostante l’incredibile bellezza visiva che il parco ha da offrire.

Il parco di Shoshone offre viste di rara bellezza.


Il ritiro sociale agognato dal protagonista si realizzerà soltanto in parte, però, perché nonostante la distanza separi qualsiasi contatto umano fisico passerà ben poco tempo prima di udire nuovamente una voce umana.
La nostra vedetta infatti, oltre a tutto il necessario per sopravvivere nella natura quasi incontaminata, è fornita di una pratica radio portatile, con cui potremo scambiare parole, sensazioni e paure con Delilah.
Delilah è una guardaboschi come noi, più esperta data la sua maggiore esperienza nel “settore” e assegnata ad una zona situata a Nord della nostra.
Sarà lei che ci guiderà nei nostri primi giorni come guardaboschi, fungendo da punto di riferimento per tutte le nostre mansioni.

In un lasso di tempo inaspettatamente breve (almeno per il giocatore) ci si accorgerà immediatamente che qualcosa non quadra e che, sotto le cime delle impenetrabili conifere, stanno accadendo fatti inquietanti che sembrano rivolgerci personalmente.
Uno dei più grandi pregi dell’opera è quello di imbastire un tappetto narrativo davvero intrigante, sorretto da una qualità generale di dialoghi e recitazione davvero magistrale.
Il sospetto e la semplice curiosità verranno instillati gradualmente ed in maniera assai efficace all’interno della mente di Henry e di quella del giocatore, in un’escalation di eventi che ci terrà incollati allo schermo solo per il puro gusto di scoprire cosa accadrà.

Difficile non rimanere incantati dal fascino del tramonto.



Il fulcro di tutto è rappresentato da Delilah e dal rapporto che stringeremo con lei.
La nostra collega ci farà compagnia fino alla fine e il modo con cui interagiremo con lei, mediante un sistema di dialoghi a scelta multipla, delineerà la personalità dei due comprimari e il tipo di relazione che intercorrerà tra di essi, pur senza alterare in alcun modo gli eventi cardine della trama.
Vedere la conoscenza tra i due svilupparsi sempre di più man mano che avanzano i giorni e che la preoccupazione si insidia tra di loro regalerà una sensazione di vero calore umano, che ritroveremo spesso quando li osserveremo punzecchiarsi scherzosamente a vicenda o consolarsi l’un l’altro.
È un vero peccato che tale qualità narrativa e recitativa venga in parte messa in ombra da un finale ben poco soddisfacente, che chiuderà il gioco in maniera forse un po’ troppo banale e renderà palesi tutti i limiti della sceneggiatura, che non si curerà di chiudere alcuni punti anche piuttosto cruciali per non aver la sensazione di essere stati presi in giro.

In ogni caso, le traversate per il parco sono un’esperienza quasi magica. Utilizzando un’efficacie cel shading, Campo Santo ha dato vita a scenari semplicemente magnifici, in cui l’alternarsi delle ore del giorno si riflette su panorami ora poetici ora sinistri.
In virtù di ciò fa piacere che lo sviluppatore abbia recentemente introdotto una modalità free roaming (sbloccabile dopo aver completato una prima volta il gioco) in cui poter vagare liberamente per il parco senza il “peso” della storyline principale.

Firewatch non è un gioco perfetto, tutt’altro. Il suo difetto principale è senza dubbio quello di non riuscire a chiudere in maniera efficacie ogni questione aperta durante il suo corso, presentando una sceneggiatura con diversi buchi e che lascia un po’ di amaro in bocca una volta giunti al cospetto dei titoli di coda.
Ciononostante, la prima opera firmata Campo Santo è di quelle che lasciano il segno, sia perché, pur con i sopraccitati difetti narrativi, la storia imbastita dagli sviluppatori è capace di solleticare costantemente la curiosità e la tensione del giocatore, che non potrà fare a meno di fantasticare sulle possibili spiegazioni ai vari misteri del gioco, sia perché il rapporto che si svilupperà tra Henry e Delilah è sorretto da dialoghi semplicemente fantastici e in grado di farci affezionare ad una persona che non vedremo mai nemmeno in volto.
Il semplice girovagare per il parco, poi, vale quasi da solo il prezzo del biglietto, con un incedere frastagliato da campi aperti di erba rigogliosa, di boschetti fitti col sole filtrante tra le foglie fino a zone irte di sterpaglie e terre bruciate.


Immagini allegate:

La rubrica

Una rubrica dedicata a quelle produzioni indie che non cercano in alcun modo di ricalcare le esperienze già tracciate dai giochi "canonici", ma si inerpicano per nuovi percorsi, spesso tralasciando in parte o totalmente il puro gameplay in favore di un messaggio finale che il gioco vuole trasmettere. Insomma, quando il gioco non è solo un gioco, ma vera e propria arte videoludica. In pochi possono capire fino in fondo determinati titoli e concentrarsi esclusivamente su ciò che vogliono suscitare, indipendentemente da grafica e gameplay... bene, questa rubrica è tutta per voi.

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