Federica Pellegrini non approva la decisione del CIO in merito agli e-sports


Giusto alla fine del mese di Ottobre il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) era giunto alla decisione di classificare gli e-sports come vera e propria attività sportiva, conclamando di fatto quella che all’interno dell’ambiente videoludico era una visione già affermata da diverso tempo.

Come solitamente accade in questi casi, la notizia non è certamente passata inosservata e molte persone appartenenti alle più svariate categorie (dai giornalisti della stampa generalista fino agli esponenti di vari partiti politici) hanno commentato la decisione con toni più o meno entusiastici a seconda delle loro inclinazioni.
Tra coloro che si sono esposti a riguardo troviamo anche la campionessa olimpica di nuoto Federica Pellegrini che, nel corso di un’intervista concessa al quotidiano Il Tempo, ha avuto di esprimersi sull’argomento con toni non esattamente lusinghieri; queste le sue parole:

"Ci sono rimasta un po’ male. Ogni sport ha le sue peculiarità, posso arrivare a capire che per prevalere si debbano fare tanti sforzi, ma da qui a definire sport i videogiochi...
Lo sport è fatica fisica, e io ne so qualcosa visto che da una vita sono impegnata in vasca e non solo."

La campionessa nostrana non ha quindi visto di buon’occhio la decisione del CIO, ritenendo che i videogiochi non possano essere assimilati ad un vero e proprio sport in quanto mancherebbe quella che, secondo lei, è la vera discriminante in questo senso, ossia la fatica derivata da uno sforzo fisico.

La critica più frequente mossa alla nuotatrice per tali affermazioni è relativa proprio a quest’ultimo concetto, in quanto sono stati in molti a far notare che, all’interno del circuito olimpico, sono molti gli sport in cui la fatica percepita dagli atleti è poca o addirittura assente (si pensi, ad esempio, a discipline quali il tiro al piattello).

Per quel che ci riguarda, premettendo che la nostra è solo un’opinione personale che non vuole assolutamente spacciarsi per verità assoluta, non possiamo che divergere dalle dichiarazioni fatte dalla Pellegrini, ritenendo che, soprattutto ad alti livelli, certi videogiochi possono raggiungere (e talvolta persino superare!) il livello di quella sorta di “coefficiente agonistico” presente negli sport comunemente detti, che altro non è se non una commistione di preparazione rigorosa, talento e capacità mentali di gestire situazioni di stress.

In ogni caso, qualunque sia la nostra (e la vostra) opinione in merito, è comunque bene ricordare che il riconoscimento dei videogiochi come disciplina sportiva da parte del CIO non significa in alcun modo che questi verranno integrati all’interno delle prossime (o future) Olimpiadi, nonostante il passo in avanti sia comunque palese.

Noi, dal canto nostro, continuiamo a sperarci.

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