Cronache di un inferno grigio, solitario e apatico: The Cat Lady


“Mi chiamo Susan Ashworth.

Vivo sola in questo vecchio appartamento con due camere. Raramente esco.
Qualcuno direbbe che è una vita solitaria e immagino sia vero. Non amo la compagnia della gente. Non ultimamente comunque.

Mi fido solo dei miei gatti in questi giorni e mi mancheranno sinceramente…
Ma loro capiranno, come hanno sempre fatto…

Teacup sta con me fino alla fine. Mi guarda, come se sapesse…

Perché poco fa, questa sera, ho mandato giù un mucchio di pasticche.
Roba legale, ovviamente. Prescritte dal mio medico per i miei problemi d’insonnia.

Ma ne ho prese trentaquattro. Tutte quelle che ho trovato nell’armadietto e ora la stanza attorno a me ruota in un tango confuso man mano che il mio cuore rallenta.

Da un momento all’altro, sarò morta. Mi sento calma. Sono pronta.

Ho solo un’ultima cosa da dire ora.

Grazie di nulla.

Addio.”

È un'intro potente quella di The Cat Lady. Potente, eppure flebile e sussurrato, come solo la depressione sa essere.
The Cat Lady è un’avventura grafica ma prima di ciò è soprattutto una storia. Una storia oscura, triste, tetra e dai toni plumbei e neri.
È poi una storia sempre in bilico tra il reale e l’allucinato, tra la veglia e l’onirico, tra l’adiquà e l’aldilà.
Susan ci prende e ci porta con sé, facendoci inevitabilmente fare la conoscenza di quell’orribile mostro tanto incorporeo quanto gravoso che ha aleggiato su di lei per gran parte della sua vita.

Il sole basso all'orizzonte, le nuvole fiabesche e il rumore dell'acqua che scorre sotto di noi: un luogo perfetto per morire


Ciò che colpisce maggiormente di tutta l’esperienza che avremo modo di vivere, è la grande maturità con cui sono trattati i temi centrali che orbitano attorno al titolo, esorcizzati da qualsiasi banalità o attenuante con cui si è soliti parlarne nel medium videoludico.
Non è la sola depressione, però, il tema centrale di The Cat Lady, perché è questa inevitabilmente legata a doppio filo con altre tematiche, le più ovvie delle quali sono la morte e la solitudine.
Per quanto a tratti nichilista, però, non è questo il messaggio che vuole trasmettere The Cat Lady, che nell’esplorazione dei più putrefatti stati d’animo dell’umano, non rifiuterà di parlarci anche di amicizia, affettività e speranza.
Non aspettatevi, tuttavia, una completa redenzione dagli abissi dell’animo umano, perché come detto poc’anzi, il titolo di Harvester Games rifiuta i tradizionali canoni narrativi imposti dalle non scritte leggi videoludiche (ancora troppo legate ad un passato infantile e quasi bigotto), e ci farà chiaramente capire che spesso anche chi ce la fa, chi poi sopravvive, non potrà non sentire in eterno il peso delle proprie cicatrici, siano esse visibili o meno.

Là fuori è pieno di mostri e sfortunatamente avremo modo di scoprirlo da noi


Vi è poi la vita, e la sua maledetta struttura costellata di cause e di conseguenze, di risvolti imprevedibili per chiunque, di scelte forzate il cui significato non potrà far altro che sfuggirci perpetuamente.
E vi è quello che qualcuno chiamerebbe destino, o fato.
Il punto è che impossibile sottrarsi all’inevitabilità di certi eventi: desiderare intensamente qualcosa non è mai sufficiente per ottenerla. C’è chi vorrebbe vivere. C’è chi vorrebbe morire.
E ovviamente la sorte ha sempre piani opposti ai nostri desideri.

Vi è, infine, chi deve morire, perché con i suoi atti ha ampiamente dimostrato di non meritare di vivere. Prendere la vita di queste persone, di questi parassiti, sarà l’ultima missione che verrà assegnata alla nostra Susan prima di potersi finalmente abbandonare, una volta e per sempre, alla morte che ha provato a cercare.

Sarà un’anziana signora (a voi attribuirne l’identità) dai modi sinistri ad incaricarci di questo compito, rassicurandoci sul fatto che la morte, questi parassiti, la meritano davvero.
E in effetti è così, direbbe qualcuno, dato che tali soggetti non si faranno troppi scrupoli a dare sfogo ai loro istinti più turpi, dal cannibalismo alle violenze carnali, dalla tortura all’omicidio all’uccisione di animali, fino ad arrivare ad atti che rifuggono la logica e la semplice cattiveria, abitando esclusivamente i pensieri di menti gravemente disturbate.

Districarsi tra ciò che è reale e ciò che invece non lo è sarà arduo in più di un’occasione in The Cat Lady.
Capiterà spesso di porsi domande del tipo “E' un sogno? Sta succedendo davvero?”; in realtà, il titolo non ci darà mai risposte definitive a tali domande e, anzi, non si preoccuperà nemmeno troppo di risolvere tutte le varie sotto-trame lasciate in sospeso.
Poco male, comunque, perché le sfumature vagamente horror di cui è pervaso il gioco hanno permesso agli sviluppatori di costellare l’opera di simbolismi e trovate di un’artisticità macabra davvero notevole.
Fa niente anche se il motore utilizzato è vecchio, grezzo e poco incline all’alta definizione; i fondali e i disegni decadenti del gioco sembrano addirittura più belli passati sotto il filtro della sporcizia e dei pixel sgranati.

La verità è che non tutti sono meritevoli di vivere...


Un’anima intrinsecamente triste si accompagna ad una progressione estremamente lenta, svogliata, quasi trascinata.
Anche quando ci si troverà in situazioni di pericolo, la cui natura vorrebbe una frenesia maggiore, l’incedere si mantiene spesso calmo e distaccato, quasi come se possedesse la stessa indifferenza di chi guarda il mondo con occhi depressi.
Per qualcuno questo potrebbe essere un ostacolo e, per quanto i meriti qualitativi del titolo siano indiscutibili, va detto che The Cat Lady non è per tutti.
I dialoghi giocano un ruolo fondamentale nella struttura della narrativa e, per una precisa scelta stilistica, anch’essi saranno spesso prolissi, recitati più lentamente dello stretto necessario e dotati di un vocabolario mai complesso ma comunque costruito su una sintassi precisa e ricercata.


The Cat Lady è un’esperienza alquanto particolare, molto forte e non adatta a tutti.

Forte non per ciò che viene mostrato, ma per la profonda miseria emozionale che può raggiungere l’animo umano, evocata dalle grigie schermate 2D del gioco.
A patto di approcciarlo nella maniera adeguata, The Cat Lady saprà raccontarvi di vita, di morte, di solitudine, di disperazione e, in fondo, tra una discesa all’inferno e una tregua temporanea, anche di amicizia.

Per poco meno di 10 euro, vi portate a casa una delle migliori avventure grafiche di sempre, senza se e senza ma.
Il valore dell’opera non sta nella genialità dei suoi puzzle, presenti ma tutti semplicissimi e funzionali al normale proseguire degli eventi, quanto nella sua narrativa e, di pari passo, con le scelte visive adottate per supportarla.
A volerla dire tutta, il titolo Harvester Games non è nemmeno esente da difetti, primo fra tutti una pessima gestione del sistema di controllo, che sacrifica in toto il mouse in favore della sola tastiera, che si rivela spesso piuttosto macchinosa nel gestire l’inventario e le interazioni.
Poco importa, in ogni caso, perché se riuscirete ad entrare nel mood corretto della produzione e ad accettare di buon grado l’incedere quasi trascinato, comprendendo che è parte integrante della narrativa stessa, The Cat Lady avrà molto da darvi, sia narrativamente sia umanamente.


Immagini allegate:

La rubrica

Una rubrica dedicata a quelle produzioni indie che non cercano in alcun modo di ricalcare le esperienze già tracciate dai giochi "canonici", ma si inerpicano per nuovi percorsi, spesso tralasciando in parte o totalmente il puro gameplay in favore di un messaggio finale che il gioco vuole trasmettere. Insomma, quando il gioco non è solo un gioco, ma vera e propria arte videoludica. In pochi possono capire fino in fondo determinati titoli e concentrarsi esclusivamente su ciò che vogliono suscitare, indipendentemente da grafica e gameplay... bene, questa rubrica è tutta per voi.

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